Claudia Chisari

Il viaggio con la materia

Sperimentazione, accettazione, sacralità. Sono queste le parole chiave del lavoro di Claudia Chisari, una giovane artista milanese che pone lo studio al centro della sua ricerca artistica.

Il racconto di Claudia ci insegna che non è semplice essere artisti, al contrario di quanto spesso la società crede.
È anche un mondo fatto di limiti, frustrazioni e incertezze.

opera di Claudia Chisari, sangue su carta
Senza titolo, donne – 2023

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

– Mi chiamo Claudia, vengo da Milano, ho vent’anni compiuti da poco. Ho fatto il liceo artistico e adesso sono al secondo anno di pittura all’Accademia di belle arti di Brera.

Diciamo che è stata una scelta tranquilla, ho seguito i binari che mi avevano dato. Dovevo andare a Firenze, poi per amore sono rimasta qua a Milano. Sono molto felice della scelta che ho fatto nonostante tutti mi credessero pazza.

-Di cosa ti occupi?

-Io mi occupo di pittura, però a volte mi ritrovo anche nella scultura e nell’installazione, categorie di arte un po’ oltrepassate.

Al momento sto cercando di unire i vari progetti di questi tre anni e farne un’esperienza completa; concentrarmi su questo mi sta aiutando anche a portare avanti qualcosa di concreto.

opera di Claudia Chisari, corteccia, sangue, cartone vegetale e foglia d'oro.
Senza titolo – 2023

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

-Non ho un cantante preferito. Io ascolto musica classica, alternative rock, gli Arctic Monkeys oppure anche il metal, Dazey and the scouts. Non so, mi faccio colpire molto dai testi. Anche Margherita Vicario, una cantante italiana, oppure anni 80 italiano… Maledetta Primavera.

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

-Altra domanda dolente. Di solito sono io quella a cui consigliano i film perché non me ne intendo di cinema. Da poco ho guardato la Città delle donne di Fellini ed è stato veramente assurdo… bellissimo.

Spesso con la mia famiglia vediamo film in costume come Maria Antonietta di Sofia Coppola, uno dei miei preferiti, la fotografia mi incanta. I film in costume sono bellissimi perché fanno comprendere meglio un periodo storico.

opera di Claudia Chisari
Incisione a carborundum – 2023

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..)

-Da andare a vedere, la fotografia e i video. Se fatti bene mi commuovono davvero, sono molto emotiva. Sono una cosa che vorrei imparare a fare anch’io.

-C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

-Come per gli artisti musicali, non ce n’è uno che è in assoluto il mio preferito. Un’opera che mi ha colpito molto è la serie sulle mosche di Damien Hirst alla Fondazione Prada, molto evocativa. Anche se gli animalisti (assolutamente d’accordo con loro) hanno contestato tutto il suo lavoro, a livello artistico è impressionante.

Oppure Louise Bourgeois mi piace molto. Anche Ana Mendieta, con una ricerca sulle impronte del corpo. Visto che anche io mi occupo della femminilità, è un’artista che mi incuriosisce tantissimo, che vorrei vedere dal vivo.

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

-Direi mattinata. La notte no perché ho paura del buio. La notte non è il mio momento. La mattinata sì, un po’ prima di pranzo e anche un po’ dopo, è il momento in cui sono più produttiva. Mi sveglio… un caffè…

sangue e resina
Luna rossa – 2023

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

-Per la ricerca artistica in generale, chi lo sa? Non lo so, non so se c’è qualche artista che lo sa con certezza perché è una cosa istintiva, che puoi ascoltare o non ascoltare.

Chi fa l’Accademia suppongo abbia deciso di ascoltarla. Sono idee che frullano in testa e dici: “Proviamo, facciamo, chissà cosa viene”. Quindi credo sia una cosa naturale.

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata?

-Usando anche il sangue mestruale, ho una produzione molto lenta. Ho un mese per pensare a quello che farò. In generale non sono mai stata una che produce moltissimo, mi prendo molto i miei tempi.

Quando non mi viene l’idea cerco di studiare, infatti mi è venuta durante una lezione di storia dell’arte, da un corso di cromatologia. Il professore ci ha parlato del colore. Il colore è tante cose: non è solo il giallo, il rosso, il verde, ma è anche la pianta, il fiore, eccetera eccetera. E quindi ci ha chiesto di fare un progetto sul colore come essenza.

Il sangue l’avevo già usato, avevo provato a spennellarlo e ho detto: “Potrebbe essere un’idea” e sono stata anche fortunata perché il professore, dopo lo shock iniziale, mi ha aiutata a sviluppare il mio progetto.

opera di Claudia Chisari, sangue su carta
Linea del tempo – 2022

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

-Per me l’arte non è per forza gioia, felicità o liberazione, anzi, a volte è tensione e paura, sono emozioni contrastanti. Ci sono dei momenti in cui non produco e sono libera.

A volte sento proprio il bisogno di non produrre, di non fare niente perché è una cosa che mi stressa, ma riconosco che sono molto pretenziosa nei miei confronti. Cerco molto il risultato, cosa che in realtà non si dovrebbe fare. Però sì, avendo questa tendenza mentre lavoro, le emozioni sono varie, non sempre gioiose.

Credo che l’arte sia comunque una cosa frustrante perché ti smuove, non credo possa essere neutrale…fortunati quelli che provano gioia.

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

-No, non credo che nessuno voglia fare qualcosa per andare oltre. Le idee ti vengono e dici: “Potrebbe funzionare, a me piacerebbe provarci” e ci provi. Poi che vadano oltre viene dopo.

Anche perché in realtà l’arte contemporanea riprende l’arte passata, è tutto un rimescolarsi. Adesso non si può creare niente di nuovo, tutto è già stato fatto.

resina, sangue e corda
Luna rossa – 2023

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?

-Non faccio i bozzetti perché non riesco. Quindi da un lato no ma dall’altro avendo un materiale così limitato mi sono auto imposta un rigore in più perché non voglio sprecarlo, quindi cerco di organizzarmi.

Non si ha mai un’idea chiara, anche perché dalla mente alla realtà c’è sempre uno stacco che è cruciale per il lavoro, molte volte viene anche meglio di come pensavi.

Quindi no, non parto con un’idea ben definita perché può cambiare tanto, soprattutto con il materiale che uso che essendo naturale è imprevedibile; ad esempio la muffa che con l’acqua si scioglie.

-Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

-Quando comincio di sicuro ho un’idea perché ci sono dei progetti per i quali devo usare dei materiali e delle dosi.

Non ho un’idea di come veramente verrà perché essendo il materiale imprevedibile ed essendo la realtà complessa, ci sono mille imprevisti che non posso prevedere, però cerco di manipolare le azioni per arrivare al punto che mi aspettavo.

opera di Claudia Chisari, tecnica mista su carta
Sketch – 2023

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

-I titoli per me sono molto importanti, molto personali, però non credo di essere ancora abbastanza formata per dare dei titoli che mi soddisfino al 100% e riconosco che sono una cosa secondaria nel mio lavoro perché non progetto i lavori per un’esposizione.

Non sono appunto lavori pensati per essere mostrati perché li faccio in casa mia, nella mia camera; per ora le uniche persone che li vedono sono mia madre, i miei amici, la mia famiglia e il mio professore. Quindi sì, devo ancora capire se in futuro voglio esporli e nel caso come e se mettere un titolo.

-Quale sarebbe il loro significato?

-Alcuni titoli hanno un significato, altri meno. Devo studiare ancora un po’ per permettermi, secondo me, di dare dei titoli più pensati.

-Quand’è che senti che il lavoro è finito?

-È una bella domanda… mai. Secondo me sapere quando fermarsi è la cosa più difficile. Per questo servono i professori, perché dall’interno sei sempre così emotivamente coinvolto che o ti fermi troppo presto o troppo tardi.

Ho pensato molto a questa domanda e mi è tornato in mente un episodio di quando ero alle elementari. Ci facevano fare un corso di scacchi e il mio maestro mi diceva sempre: “Tu sei brava a giocare, però non sai fare il finale”. Anche a scacchi ero brava a giocare, facevo una bella partita, poi arrivavo al finale, non sapevo vincere e quindi finivo per perdere o per patteggiare.

Faccio fatica a sapere quando fermarmi e quando no. A volte lo sento subito, a volte lo sento dopo mesi. Ad esempio, ho fatto un lavoro e ci ho aggiunto una cornice intorno dopo un sacco di tempo.

opera di Claudia Chisari
Incisione ad acquaforte -2023

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?

-Purtroppo sì, è una cosa molto frustrante, anche perché, appunto dovendo usare il materiale che ho, il mio sangue, ci sono delle volte in cui finisce e devo aspettare un mese per ricominciare. Oppure ho usato molto la resina ed è capitato che finisse e che non l’avessi in casa.

Lasciare un lavoro non finito personalmente comporta molti ripensamenti che interrompono bruscamente il processo creativo.

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

-Non so bene, perché sento che i miei lavori sono molto diversi l’uno dall’altro. Io sono affezionata a tutti, mi piacciono tutti allo stesso modo.

Forse Untitled Women: foto delle mie nonne e parenti femminili che ho dipinto con il sangue. Quello secondo me è il lavoro più riuscito perché facendolo sentivo che era una cosa che veniva proprio da me e magari per gli altri a volte vengo indotta anche solo dalle parole.

Poi il fatto che avessi usato delle foto della mia famiglia mi ha messo molto in collegamento con i miei antenati tramite una relazione che sembra magica.

sangue su carta
Senza titolo, donne – 2023

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

-Parto da un’idea. Nel periodo in cui non lavoro col sangue vero e proprio, leggo, studio e cerco di seguire anche delle conferenze sulle mestruazioni e sul ciclo lunare, tutte cose riguardanti il mio lavoro.

Adesso sto facendo un’incisione di una serie di simboli sui cicli lunari, quindi simboli arcaici di come si rappresentava il ciclo della luna, una cosa che mi interessa moltissimo. Cerco di trovare una sacralità nel lavoro.

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

-Secondo me quando si viene a Brera si deve rivalutare il metodo di apprendimento.
Ho imparato qualcosa? Materialmente sì e ho appreso tanto per quanto riguarda un diverso modo di vedere le cose.

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

-Probabilmente Untitled Women è stato molto apprezzato perché la fotografia tocca.
È piaciuto anche molto un altro lavoro. Si tratta di una collana che ho fatto con la resina e il sangue. È stato impegnativo perché è difficile dosare e gestire il sangue, per me è un elemento nuovo che nessuno mi ha mai insegnato a usare.

Lavorare con il sangue mestruale mi fa entrare in una modalità zen. Con il tempo ho imparato ad accettare il mio corpo e i suoi ritmi. È un lavoro di accettazione di me stessa, cerco di mantenere tutto il più naturale possibile.

collana creata da Claudia Chisari con perle di resina e sangue
Senza titolo – 2023

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

-Non sono una super amante dei social anche perché non sono molto brava a fare le foto ed editarle, quindi a volte mi trovo a non postare tanto, preferisco sempre far vedere i miei lavori dal vivo.

Credo però che siano uno strumento molto interessante. Io li uso come un portfolio, li prendo proprio come un archivio dei miei lavori con a volte un feedback che però è sempre di persone che conosco, quindi non sono mai uscita proprio dal mio guscio, però a me va bene così, io faccio le cose per anche una soddisfazione personale.

-Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

-Io sono nata a Milano, vivo a Milano, quindi per me ha perso il fascino della città grande e piena di opportunità. Non ho provato cose diverse, ho sempre lavorato a casa mia a Milano.

Secondo me influiscono di più le persone che ho attorno. Quindi il luogo influisce sì, ma per le persone che ci trovo. Brera ha influito molto su di me perché ho trovato delle persone intellettualmente molto attive e interessanti.

Un luogo che magari scelgo e che reputo interessante può non darmi stimoli mentre un luogo che non reputo interessante potrebbe darmi molti più stimoli, quindi influisce di più come io mi rapporto al luogo.

sangue su carta
Senza titolo, donne – 2023

-Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e progetti?

-Un mio obiettivo sarebbe quello di darmi più importanza nel senso artistico, quindi accettare i miei lavori, farmeli piacere perché faccio ancora fatica a vederli come validi, cerco sempre l’approvazione perché ho un’autovalutazione molto scarsa di me.

Dovrei riuscire a riconoscere il valore che magari gli altri vedono in me. Voglio fare un percorso su di me prima di esporre o portare all’esterno i miei lavori.

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscita a realizzare?

-Un lavoro molto grande che vorrei fare è… no, non si dice, porta sfortuna. È un lavoro che non sono ancora riuscita a fare perché ci vuole molta costanza e pazienza.

Ogni mese devo ripetere quello che ho fatto il mese prima per forse un anno. È una cosa che mi spaventa, anche perché tutte le mie energie e tutto il mio sangue saranno per questo lavoro che però alla fine potrebbe non soddisfarmi.

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

-Sono un po’ titubante sul dare delle categorie anche perché io credo che ci sia molta differenza tra le classi sociali.

Oggi gli artisti sono ricchi, cosa che io non trovo giusta. Sono fermamente convinta che non ci dovrebbe essere questa disuguaglianza sociale. Il mondo dell’arte dovrebbe portare degli ideali morali, invece è corrotto, spinto anche dal denaro. E questo credo che tolga molto al processo creativo.

Quindi oggi essere artisti la vedo un po’ come una cosa quasi negativa. Anche perché secondo me il fatto di essere artisti è quasi un giustificare l’atto creativo che nella società capitalista è considerato inutile.

Se non si crea qualcosa di utile allora si sta facendo niente e quindi il fatto di essere artista è come dire: “Ok, tu sei giustificato a fare quello che fai, cioè a fare cose inutili perché sei un artista”. E invece secondo me bisognerebbe rivalutare l’arte.

Incisione ad acquaforte
Incisione ad acquaforte – 2023

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri che frequentano/hanno frequentato l’Accademia di Brera?

-Non credo che farò nomi perché sto conoscendo tantissime persone che fanno dei lavori bellissimi.

Quindi mi spiace fare tre nomi, vorrei farne mille. In primis, tutte le persone con cui mi ritrovo ogni giorno a parlare hanno delle idee molto particolari e stimolanti.

È il bello di Brera, ogni persona ha qualcosa da dire e un modo diverso per dirlo. Ognuno fa per propria voglia, con sentimento e impegno.


Ringraziamo Claudia per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirla sul suo profilo Instagram!

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