Giorgia Riboldi

Gestualità e segno

Mai solo pittura, mai solo disegno, mai solo fotografia. Questi sono i lavori di Giorgia Riboldi, una giovane artista Brianzola la cui ricerca personale ruota attorno al segno e alla gestualità.
I lavori di Giorgia sono un mix di tecniche espressive, attraverso i quali lo spettatore mondo compie un viaggio nel mondo interiore dell’artista.

Allestimento di "Senza titolo", 2023

PRESENTAZIONE

Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Mi chiamo Giorgia, ho 25 anni e vengo da un paese della provincia di Monza e Brianza alle porte di Milano. Attualmente ho appena concluso il Biennio specialistico in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Di cosa ti occupi?

Mi piace sperimentare. Il mio lavoro è sempre stato un mix di tecniche. Mai solo pittura, mai solo disegno, mai solo fotografia. 
Ho iniziato con il figurativo: disegno a grafite e a penna, per poi passare agli acrilici e ai pastelli ad olio. Mi sono sempre concentrata sul segno che è sempre stato il risultato di un’emozione/ pulsione interiore che volevo uscisse.
Poi, con il tempo ho abbandonato la figurazione per concentrarmi completamente sullo studio della gestualità e del segno sia nella pittura sia, grazie al biennio specialistico, anche nell’incisione e nella grafica.

"Autorappresentazioni", 2021
“Autorappresentazioni”, 2021
"Autorappresentazioni", 2021
“Autorappresentazioni”, 2021

INTERESSI

Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Mi piace molto la musica e quando lavoro è una costante. Prediligo la musica americana, rap e hip-hop ma mi piace molto anche la musica anni 80.
Non ho un cantante preferito ma se dovessi scegliere direi Don Toliver che con il suo sound mi trasporta in un’altra dimensione.

Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Cito un film che mi accompagna fin dalla mia infanzia: Chiedimi se sono felice.

Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

Non ho una preferenza. Dalle esposizioni più tradizionali di pittura e scultura alle installazioni più particolari cerco di assorbire sempre nuovi spunti. Mi piace molto quando l’opera è l’unione di vari linguaggi.
Tra gli artisti che più apprezzo e a cui mi sento vicina ci sono: Arnulf Rainer, Andre Komatsu, Emilio Vedova e Francesca Woodman.

"Natura morta", 2023
“Natura morta”, 2023

C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

Il momento della giornata che preferisco è sicuramente il tramonto, tutto diventa molto più calmo.

LAVORO

Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

È una passione che mi porto dietro da tanto. Fin da piccola appena vedevo un foglio e dei colori mi mettevo subito a disegnare. Ho sempre visto il disegno/l’arte come un momento di estraniazione dal mondo esterno, per entrare nel “mio” di mondo.
Poi, dopo le medie, grazie anche all’appoggio dei miei genitori, ho deciso di iscrivermi al liceo artistico e dopo la maturità all’Accademia di Brera.
La mia esigenza è sempre stata quella di esprimere le mie emozioni ed è da qui che nasce il mio interesse per la ricerca artistica basata sulla GESTUALITA’ e sul SEGNO. Ricerca che si è comunque sviluppata nel corso del tempo ma che ha mantenuto saldi questi due aspetti.

Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata?

Alla base c’è l’osservazione. Con il mio telefono scatto delle fotografie per congelare l’istante e mi annoto a penna gli spunti da cui partire.

"Trittico", 2020
“Trittico”, 2020

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

Evasione. In quel momento ci siamo solo io e il mio lavoro.

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

Sicuramente la necessità che avevo in primis era quella di esprimermi. Esprimere attraverso l’arte ciò che non riuscivo ad esprimere a parole. Fare arte mi ha permesso di conoscere quali fossero i miei limiti e in certi casi di superarli.

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

Assolutamente no. Non so mai come il lavoro si svilupperà e questo aspetto mi incuriosisce molto.

Particolare di "Tracce", 2023
“Tracce”, 2023

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

Per me i titoli hanno un ruolo secondario. I miei lavori, spesso, sono senza titolo.
Mi piace pensare che chiunque osservi il lavoro sia libero di interpretarlo a suo modo senza essere influenzato da un titolo.
In altri casi, il titolo riflette la sensibilità del lavoro. In ogni caso vengono assegnati sempre dopo, una volta che il lavoro è concluso.

-Quand’è che senti che il lavoro è finito?

In qualche modo penso sia il lavoro a comunicarmi che è il momento di fermarsi.

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?

Mi capita spesso di fermarmi durante il lavoro ma per mia volontà. È come se avessi il bisogno di staccarmi un po’, anche per giorni, e guardare l’opera da lontano per poi ricominciare a lavorare.

"Senza titolo", 2022
“Senza titolo”, 2022

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

Un lavoro che sia personale ma che riesca a suscitare emozione anche a chi, di quel lavoro, non sa nulla.

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Parto sempre da una sensazione, dalla volontà di voler e dover comunicare qualcosa. Importantissima secondo me è, prima, l’osservazione.

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

All’inizio c’erano mille paure sul percorso accademico soprattutto su ciò che sarebbe venuto dopo, ma oggi posso dire che non avrei potuto fare scelta migliore.
L’ambiente dell’Accademia mi ha aiutato molto a livello personale. Un ambiente aperto dove ci si può confrontare con persone della tua età, persone più grandi e con i professori , con i quali condividere idee, tematiche e riflessioni.
Da loro ho imparato e assorbito molto e sono riuscita a plasmare quello che è il mio stile anche grazie allo studio teorico e pratico.

"Senza titolo", 2023
“Senza titolo”, 2023

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

Penso sia Senza Titolo (2023). L’indagine sul segno si sviluppa in questo lavoro, attraverso il superamento dell’idea convenzionale di segno, spostandone l’attenzione verso una tipologia diversa, non più solo pittorica o legata al disegno in senso stretto. Il lavoro gioca sull’idea di reale e fittizio; creare curiosità su quale segno sia fisico ed effettivo e quale sia presunto e immaginario. Un dialogo, quindi, tra le diverse sfaccettature del segno che porta l’osservatore ad  immergersi completamente nell’opera.
Quello che personalmente io preferisco è Autorappresentazioni (2021): Con l’intervento grafico-gestuale, la mia volontà è quella di rendere di nuovo viva l’immagine, resa immobile dalla fotografia, attraverso un gesto impulsivo frutto di emozioni, sensazioni e impulsi interni.

INTERAZIONI CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

Ormai i social sono diventati un’opportunità per farsi conoscere, soprattutto Instagram. Mi piace condividere i lavori che realizzo e i miei studi e allo stesso tempo trovare nuovi spunti e scoprire il lavoro di altri artisti.

"Trittico", 2022
“Trittico”, 2022

-Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

Ho sempre fatto la pendolare, dal mio paese a Milano, 30 minuti circa di metropolitana.  Ho potuto notare come tutto diventa molto più frenetico e veloce. 
Arrivando da un paese con poche possibilità artistiche, questa cosa mi ha sempre affascinato e ha sicuramente influito molto sulla mia fare arte.  A volte sento la necessità, anche per poco, di passare del tempo in questa città per ritrovare la carica per iniziare un nuovo progetto.

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

Uno dei miei obiettivi, adesso, è definire meglio il mio lavoro, sistemare le tante e nuove idee che ho in testa.

"Omaggio ad Arnulf Rainer", 2021
“Omaggio ad Arnulf Rainer”, 2021

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscita a realizzare?

Mi piacerebbe utilizzare mezzi nuovi per poter sperimentare di più.

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

Significa saper esprimere SE STESSI con la propria sensibilità e con i propri strumenti.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri che frequentano/hanno frequentato l’Accademia di Brera?

Silvia Ruocco, Liu Yuxiang e Olga Shevchenko.


Ringraziamo Giorgia per aver risposto alle nostra domande, potete continuare a seguirla sul suo profilo Instagram.

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