Leonardo Fenu

La forma dell’intuizione

Leonardo Fenu è un giovane artista milanese emergente. Il suo lavoro di scultura è incentrato tutto sull’indagine dei materiali e delle forme. Tutte le sue creazioni partono tutte dall’intuizione e dalla ricerca spontanea arrivando allo sperimentalismo delle forme fluide e inconsistenti, catapultandoci nel suo mondo onirico spaziale.

PRESENTAZIONE

Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Mi chiamo Leonardo ho 21 anni, sono nato a Milano nel 2000 e sono tornato a vivere nella mia città solo nel 2009 dopo diversi trasferimenti fatti con la famiglia in giro per l’Europa.

– Di cosa ti occupi?

Al momento sto finendo il triennio in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 2020 sono assistente di un artista.

INTERESSI

– Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

La musica mi piace molto ma cerco di non isolarmi mai con le cuffie, preferisco ascoltarla in macchina con i finestrini abbassati. Mi piacciono tanti generi di musica però quotidianamente ascolto il cantautorato italiano e anche tanto rap.

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Un film che a me piace molto è The Blues Brothers, non so se tutti dovrebbero vederlo… però lo consiglio spesso.

– Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

Mi piace vedere mostre di dipinti, perché non dipingendo non conosco i trucchi del mestiere e rimango sempre sorpreso dalle profondità, i chiaro scuri, i dettagli dei paesaggi… è come una magia. Poi chiaramente la scultura la trovo una pratica più reale più fattuale, più mia.  

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

L’ora che anticipa il sorgere del sole è speciale. Se riesci a svegliarti prima degli altri, sei “avanti” a tutti, sei in anticipo. Ti trovi in un limbo perché il giorno passato è finito e il giorno che tra poco inizia non è ancora cominciato, sei libero.

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

L’interesse mi è nato un po’ come a tutti con i classici lavoretti che si fanno alle elementari, sperimenti, prove, scarabocchi, costruzioni di ogni genere. La verità è che l’interesse non si è mai spento e ci ho dedicato sempre più tempo.

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivato?

Si è trattato di un percorso semplice e naturale.

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

Sorpresa. Mi sorprendo di ciò che faccio perché io stesso non ho chiaro fin dall’inizio che cosa voglio fare o che cosa sto facendo.

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

Fare qualcosa di diverso penso che sia difficile… o comunque penso che non sia il giusto spirito per affrontare un lavoro. Si può anche partire da un’intuizione di qualcun altro, a te tocca andare oltre, fare un passo in avanti.

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

Ho un’idea annebbiata della direzione verso cui voglio andare, oltre a questo però è tutta una scoperta mano a mano che il lavoro prende forma. Non è un problema cambiare strada in corso d’opera o fermarsi per diversi giorni o settimane.

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

I titoli sono importanti perché trovo sia giusto dare un nome alle cose. Penso anche che il titolo non dovrebbe mai rendersi indispensabile all’opera, il lavoro deve essere autonomo e sostenersi anche se fosse “Untitled”.

-Quale sarebbe il loro significato?

Quand’è che senti che un lavoro è finito?

Non lo so, so che prima di finire un lavoro ci metto sempre diversi giorni o settimane, non bastano mai poche ore o un paio di giorni.

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?

Mi capita spesso di finire un materiale e dover andare a comprarlo o a volte anche scoprire di aver bisogno di uno strumento che non si ho in studio.

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

Non saprei.

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Il più delle volte nasce dopo tanto tempo “perso”… capita di essere in studio e passare ore a pensare e riflettere a fatti accaduti o immaginare situazioni che potrebbero accadere. E poi nasce un’intuizione sulla quale inizio a sperimentare, da li nasce tutto.

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti / in ambito artistico; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Sto ancora facendo questo percorso a Brera. Sicuramente inaspettato perché ho cominciato, e quattro mesi dopo è scoppiata la pandemia che ci ha costretti in casa. Nonostante questo il tempi passati in aula e a contatto con i docenti sono stati positivi e hanno portato frutto sia perché ho imparato molto sia perché ho avuto la possibilità di partecipare a bellissimi progetti laterali ai corsi. 

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

Il più apprezzato non saprei, dovremmo chiederlo agli altri… non ho fatto ancora molti lavori però uno di quelli che preferisco è il “Saxum” a forma d’arco.  

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

Non ho ancora mai pubblicato nulla del mio lavoro sui social, in generale il mondo dei social non lo amo molto. Avendo frequentato Brera per due anni dietro un

computer non ho mai sentivo l’esigenza di stare collegato sui social e pubblicare cosa facevo. Piuttosto sentivo l’esigenza di uscire, conoscere gente nuova, parlare direttamente a voce dei miei lavori e farli vedere dal vivo, cercavo questo tipo di rapporto con gli altri.

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

Milano è la mia città mi piace così com’è, sicuramente ha influenzato me e quindi anche il mio lavoro, non saprei come. Più probabilmente mi ha passato una certa attitudine al lavoro… sveglia presto, ritmi serrati, tante relazioni…  

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

Il 29 aprile inaugura una collettiva a Genova. In programma ci sono altre mostre da qua a settembre, tra cui anche e soprattutto l’installazione di un gruppo di sculture permanenti all’aperto in un parco vicino a Udine.

Uno dei prossimi obbiettivi è quello di concludere anche il biennio a Brera per poi andare a studiare all’estero. Penso che un’esperienza estera mi potrebbe dare molto e sento di averne bisogno.

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?

Tanti

Cosa significa per te essere artisti oggi?

Significa essere un privilegiato.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano (se possibile dell’Accademia di Brera)?

Indico tre profili molto diversi tutti e tre artisti dell’Accademia di Brera: Andrea Fais (Scultura), Anna Villa (Decorazione), Pietro Coppi (Pittura).

Ringraziamo Leonardo per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirla dal suo profilo Instagram

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