Philipp Gentili

Distruggere per ritornare all’origine

Ripartire dall’inizio per andare verso una fine sconosciuta, creare ambientazioni, “forme biomorphe”, riprese dalla natura e trasformate in visione propria. Aritsta, dall’animo informale, Philip Gentili madrelingua tedesca, studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Philip Gentili

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un pò d dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Mi chiamo Philipp Gentili e vengo da un Paese vicino Bolzano.  Sono di madrelingua tedesca e ho 21 anni. Vivo da 2 anni a Milano e frequento, al momento, l’Accademia di Belle Arti di Brera.

-Di cosa ti occupi?

Negli ultimi anni mi sono focalizzato sulla Pittura Informale, su una ricerca nell’ ambito della pittura. Mi piace andare in sci, faccio da un pò di anni il maestro di sci ed alleno un piccolo gruppo di giovani ragazzi.

Untitled, 2022

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Certo che mi piace la musica! Ascolto diversi generi, principalmente Hip-Hop. Come gruppo consiglio molto gli ABBA.

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Ad essere sincero non sono appassionato di film, preferisco impiegare il tempo in altro. Comunque un film che mi piace molto e che bisognerebbe vedere è “Pulp Fiction”.

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..)

In realtà non sono affascinato da una sola forma d’arte al momento, sono sempre curioso di esplorare diversi ambiti. Credo che ogni ambito sia utile nel mio lavoro. Assisto maggiormente a mostre di Pittura e di Installazioni.

Untitled, 2023

-C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

Sono molto affascinato dal lavoro di Anselm Kiefer, consiglio la mostra qui a Milano, all’ Hangar Bicocca. Ma mi piacciono diversi artisti, anche non necessariamente legati all’ambito della pittura.

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

Preferisco la sera perché, con il silenzio fuori in strada, posso concentrarmi meglio sul lavoro. La sera è una parte della giornata diversa e molto più libera. Questa strana luce e questa atmosfera curiosa mi trasmettono un puro sentimento di libertà. Anche quando non dipingo, mi piace uscire e stare in giro, perché la sera posso lasciare liberi i miei pensieri ed occuparmi di quello voglio io.

Untitled, 2023

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

Nasce fin da piccolo, anche ai tempi della scuola dipingevo. Era già una grande parte della mia vita. Poi l’arte è diventata una passione e durante il mio percorso mi sono focalizzato sulla ricerca personale iniziando a studiarla in maniera approfondita.

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori? 

Difficile perché le emozioni stanno proprio li, in quel momento, quando sto lavorando. Comunque, mentre dipingo, sono pieno di emozioni. La fascinazione, la disperazione quando mi perdo è fondamentale e l’ ispirazione, senza la quale non potrei mai continuare un dipinto.

Philipp Gentili, fotografia di Simon Michalik

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

Si, ho sempre un’ idea chiara, preparo vari bozzetti, penso alla dimensione giusta dell’ opera ed ai colori. Comincio a prepararmi su questo progetto e cerco anche di non allontanarmi troppo. Poi il dipinto cambia durante il processo, in realtà si cambia sempre, però solo nell’ aspetto visivo. Comunque l’ idea resta sempre la stessa, il più delle volte.

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

Sicuramente andare oltre delle cose già fatte, continuare a scoprire cose che mancano o quali non sono state raccontate ancora, anche se è molto difficile. In realtà non mi domandavo cosa bisognava fare, questo aspetto è stato già sempre chiaro per me. Per questo motivo sto facendo quello che bisogna fare e nello stesso tempo è la curiosità, che mi spinge nella mia ricerca artistica.

Untitled, Spazio CUT, 2023

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

I titoli nascono già prima del lavoro stesso. Magari capita che li cambio o tolgo durante il processo. Spesso lascio anche il lavoro solo in “UNTITLED”, siccome non c’è una propria definizione.

-Quale sarebbe il loro significato?

Sono spesso frasi o anche una sola parola, che da un’idea ma lascia sempre domande aperte al visitatore.

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?

Mi succede spesso, anche perché sto lavorando solo con colori ad olio e mi devo fermare e aspettare per un pò di giorni finchè si asciugano. Per quello sono abituato a fermarmi. Anche spesso, a causa del materiale che mi manca o finisce mentre lavoro, magari è già troppo tardi e i negozi sono chiusi. Comunque c’è sempre un modo per continuare anche se mancano i colori. Si può continuare a lavorare sulla teoria, anche mettersi a leggere fa parte del processo.

Untitled, 2023

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

Secondo me quelli con un proprio concetto e con un aspetto sul quale voglio riflettere. Comunque ho visto che anche i lavori con i “bei colori” funzionano esteticamente bene per le persone, anche se il mio lavoro è un’altro. Cerco di allontanarmi da questa sorta di funzione.

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Ognuno dei miei lavori è costruito alla base, cerco comunque sempre di informarmi sulla cosa specifica di ogni dipinto. Anche nell’ ambito della “pittura informale” c’è bisogno di prendersi cura dello spazio e della composizione del dipinto. Cerco di lavorare sulla mia fonte d’ispirazione, senza però copiare altri artisti. Creo in un mio modo queste “ambientazioni”, chiamate anche “forme biomorphe”, quali sono nient’altro per me, che forme riprese dalla natura e rifatte secondo una mia espressione libera. Penso molto mentre dipingo e cerco di andare contro l’estetica, l’ordine e le regole inventate. Una frase importante nel mio lavoro è quella di: “creare e distruggere” perché cosi funziona il nostro mondo. Importante è anche: “distruggere per ritornare all’ origine”, siccome credo che la parte essenziale sta all’ inizio perché la fine non la conosciamo.

-Stai facendo un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Mi trovo molto bene, l’Accademia ti da tantissimi input diversi e tante possibilità per formarsi. Ad essere sincero non sarei ora a questo punto dove sono, perché la mia ricerca è iniziata proprio nelle prime settimane in Accademia. Ho capito cosa voglio raccontare e far vedere nel mio lavoro, con quali colori mi trovo meglio e sopratutto tecnicamente sono migliorato. L’ Accademia è fondamentale secondo me per una ricerca artistica e per chiunque voglia fare l’Artista. Sono molto grato per avere scelto l’Accademia e la consiglio per i futuri artisti.

Atlante Stradle, Spazio CUT, 2022

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

Personalmente credo che sia un grande aiuto per il nostro lavoro. Cercherò di interagire di più in futuro con le varie piattaforme, dato che ho lavorato tanto in questi anni accademici e non ho pubblicato tanto.

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

In primo luogo penso che Milano sia una città con tanti abitanti . Sicuramente non era facile arrivare dalla montagna, senza parlare bene italiano  costruirsi una vita, o abituarsi ad una grande città. Anche se ho sentito tante volte che, data la mia origine, per me sarebbe stata meglio un’altra città, non mi sono lasciato distogliere dal mio viaggio, siccome sono ancora molto sicuro, magari ancora più sicuro dell’ inizio, che Milano mi apre tantissime porte in quello che voglio fare. Sono contento di essere qui.

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?

Ci sono varie tele che ho iniziato a preparare ma c’è bisogno di aspettare finche si libera lo spazio per attaccarle ed iniziare a lavorare. Comunque ho tante nuove idee anche delle varie installazioni e sto lavorando per realizzarle. C’e bisogno di tempo e cerco di realizzare quasi tutto quello che mi viene in mente. Personalmente credo che c’è bisogno, sopratutto per noi giovani artisti, di prendere le cose in mano e cominciare a farle.

Keiner liesst das kleingedruckte, 2023

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

Per me significa che ci si deve occupare e guardare al mondo dell’arte, essere informato su cosa succede e portare al tempo stesso la propria ricerca avanti. Credere in se stessi ed imparare nuove cose.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri che frequentano/hanno frequentato l’Accademia di Brera?

Volevo consigliare Marco Saracino ed Edoardo Altobelli. Vi consiglio anche altri tre pittori di cui mi piace molto il lavoro: Matteo Grimaldi, Pietro Tombini e Angelo Maruccio.


Ringraziamo Philip Gentili per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirlo sul suo profilo Instagram.

Scopri altri artisti emergenti sulla nostra rivista Venticento Art Magazine.