Corpi, ricordi e oggetti di vita quotidiana
Maria Elisa Caguiat è una giovane artista al terzo anno di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il soggetto principale dei suoi lavori (delle sue fotografie) è il corpo con il quale ama sperimentare associandogli spesso oggetti diversi appartenenti alla vita quotidiana come ad esempio le bustine vecchie di the. Attraverso le sue opere racconta se stessa influenzata dai suoi ricordi, la propria infanzia e la sua famiglia.
PRESENTAZIONE
Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
Mi chiamo Maria Elisa Caguiat, ho 21 anni. Sono nata e cresciuta a Milano e ho origini filippine
Di cosa ti occupi?
Attualmente sono una studentessa del terzo anno di scultura all’Accademia di Belle arti di Brera.
INTERESSI
Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
La musica è sempre stata una costante durante la realizzazione dei miei lavori o in generale nella mia vita quotidiana. Tendo ad ascoltare sempre qualcosa mentre cucino. Non penso di avere un cantante o band preferita, di solito spazio un pò tra i vari generi musicali. Passo dal R&B/soul (Ne-Yo, Usher, Chris Brown) all alternative/indie (the Stokes, the Weezer, Cage the Elephant), al rock (Foo Fighters,Pearl Jam, Red hot chili peppers), pop punk, k-pop e j-pop.
Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Un film assolutamente da vedere che consiglio più che altro per un legame affettivo è “Il pianeta del tesoro “, film di animazione della Disney dei primi anni 2000.
Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
Non penso di avere delle preferenze per quanto riguarda le varie forme d’arte, se dovessi sceglierei arti performative o installazioni. Come i miei gusti musicali non trovo nessun artista assoluto ma ne ho diversi come fonte d’ispirazione come Marina Abramovic, Yayoikusama, Antony Gormley, Yoko Ono, Anish Kapoor..
C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?
La sera o tarda notte, sono creativamente più attiva e mi piace quell’assenza di movimento che c’è fuori e quella tranquillità che di giorno manca (dato dal fatto che abito accanto alle giostre). Sarà anche che posso riempire quel silenzio con i miei di suoni.
LAVORO
Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
Il mio interesse per la ricerca artista… non so da dove nasca, non ne ho idea. Penso che sia un bisogno, una necessità di rispondere a determinate idee. I miei genitori sin da piccola mi hanno sempre sostenuto in ambito artistico, a volte forse faceva più piacere a loro che a me vedere i miei disegni o lavori. Pensandoci, tendevo a disegnare più gli esseri umani, volti, corpi e forse proprio per questo che tutt’oggi lavoro spesso sul corpo.
Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata\o?
Penso che inconsciamente finisco per collegare i miei lavori con il mio passato, unito a momenti della mia infanzia o comunque tendo a lavorare sulla mia situazione famigliare e cerco di generalizzare senza stare troppo sul personale. Sinceramente non saprei dire come ci sono arrivata, spesso sono intuizioni o bisogni di creare una determinata forma o scatto. Altre volte penso siano proprio le forme ricorrenti che mi cercano e io senza
oppormi finisco per riprenderle.
Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
Un emozione che provo mentre lavoro.. penso priva di peso e ancorata da qualche parte al tempo stesso. Leggera poiché appunto come dicevo prima creare equivale alla libertà di poter rendere visibili, concrete le mie intuizioni, è come se liberassi il mio corpo dal “peso” di quell’idea. Al tempo stesso ancorata perché spesso mi trovo insoddisfatta del risultato finale e questo posso sentirlo durante il processo creativo.
Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?
Certo, l’idea è quella di cercare sempre di fare un lavoro che sia originale, con nuove prospettive o almeno che rappresenti la propria nella maniera più fedele possibile, e si in certi casi si intende andare “oltre”.
Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?
No, quando comincio a lavorare non ho ben chiara l’idea del progetto finito. Tendo a cercare più una sensazione che mi convinca durante la realizzazione e questa non è mai stabile, cambia di continuo e così cambio anche io a mia volta. Ed è per questo motivo che finisco per voler fare diversi progetti in contemporanea o apportare modifiche a progetti mai finiti.
Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?
Ai titoli non ho mai dato troppa importanza durante gli anni prima dell’Accademia ma mi rendo conto che svolgono un ruolo importante in un’opera. Io sono pessima nel trovarli ma cerco comunque di trovare la giusta combinazione di parole per i miei lavori. Il titolo nelle mie opere viene sempre dopo la loro realizzazione, quindi posso considerarlo come una chiusura.
Quand’è che senti che un lavoro è finito?
Premetto che i miei lavori non li ho mai sentiti completi nel senso di finiti. Penso che in futuro li riprenderò per dare loro nuova forma o per ripetere delle performance con persone differenti, luoghi e oggetti diversi.
Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?
Si mi capita di non avere un determinato materiale, poi tendendo a lavorare con diversi materiali non sono mai gli stessi. Ultimamente sto usando del velluto e per comprarne dell’altro punto ad aspettare il mercato del sabato.
Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?
Se si intende tra tutte le mie opere direi “LEFTOVERS”
Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che
altro?
Parto da intuizioni del momento, spesso la sera. Penso di rifermi molto alle immagini, ma non immagini complete di ciò che vorrei fare. Appare solo un oggetto o un dettaglio di un corpo che poi associo ad altri oggetti o dettagli di corpi fino ad ottenere una composizione di una scena.
Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti / in ambito artistico; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle
influenze particolari.
Purtroppo ho seguito questi tre anni più online che in presenza vista la pandemia scoppiata durante la fine del secondo semestre del mio primo anno. A causa di ciò non mi sembra di aver passato già tre anni all’interno dell’Accademia. Non so se sia per via di questo tempo in quarantena ma mi sono accorta che mi trovo meglio a lavorare a casa. Sicuramente penso di essere cambiata durante questi anni, l’Accademia mi ha donato nuove prospettive riguardo l’arte (soprattutto su quella contemporanea). Ho trovato nuovi materiali ad esempio le bustine di tè riciclate che sin dal primo anno continuo ad utilizzare.
Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu
preferisci?
Il lavoro più apprezzato penso sia “LEFTOVERS”e vale anche per me.
INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO
I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
Mi rendo conto che il mondo dei social sta diventando indispensabile per promuoversi come artisti, vivo la situazione senza essere troppo coinvolta credo, non sono molto attiva nel postare miei lavori soprattutto per via della mia insoddisfazione verso le mie creazioni. Come piattaforme io uso principalmente instagram e tendo a documentare il processo di lavorazione e ammetto che uso i social più come uno spazio di archivio delle mie opere.
Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi
ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
Abito a Milano e ho sempre vissuto in questa città… certo il luogo influenza molto me stessa e ciò che produco. Penso che vivere qui dia molti stimoli anche per la varietà di mostre e persone con cui parlare.
Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Non saprei con certezza.. penso che continuerò a lavorare sui corpi, ricordi e tematiche personali. Come primo obiettivo ho quello di laurearmi e cercare di capire che cosa vorrei approfondire.
Quali sono i progetti che non sei ancora riuscita a realizzare?
Come detto prima, a causa del mio continuo cambiare ho molti progetti in sospeso, più o meno importanti spesso sono progetti che faccio per interesse personale.
Cosa significa per te essere artisti oggi?
Essere artisti oggi… penso che trovare una definizione sia abbastanza difficile visto che entrano in gioco diversi elementi ad esempio il riconoscimento da un pubblico. Sono ancora all’inizio del mio percorso, cioè sto approfondendo seriamente il me “artista” solo da poco quindi forse la mia risposta può essere considerata Naive ma, per me un artista è un essere con la necessità di esprimersi attraverso l’arte (anche qui in effetti si dovrebbe definire ma è un argomento altrettanto vasto). Arte che può essere sotto forma di azione, dipinti, sculture,
installazione.
Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano (se
possibile dell’Accademia di Brera)?
Tre giovani artisti … direi Elio Guazzo con cui ho sempre avuto uno scambio di idee riguardo i miei lavori, Beatrice Mosca mia coetanea di cui apprezzo molto i lavori e allo stesso modo Dayan Claros.
Ringraziamo Francesca per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirla sul suo profilo instagram
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