Marina Giarrusso

Natura pop

La ricerca pittorica di Marina Giarrusso nasce da un’interazione speciale con il mondo animale e una vera e propria cinofilia, su sfondi sia di paesaggi incontaminati sia urbani. Da qui, non è mai troppo palese l’accezione attivista, ma vi è senz’altro una finalità ecologica e animalista, che dev’essere colta e capita da tutti, nonché “popolare”.

PRESENTAZIONE

Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

-Mi chiamo Marina, abito appena fuori Milano. Sono nata il 24 maggio 2001.

-Di cosa ti occupi?

-Sono laureanda in Pittura presso l’Accademia di Brera. Mi definisco pittrice, ma essendo abbastanza eclettica non escludo di poter sperimentare altri mezzi, come la fotografia, per ottenere risultati vari, materici o grafici.

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

-Sì, ascolto tanta musica, e tanto diversificata; ma principalmente il genere rock, dai suoi esordi agli anni ’90.

"A stray dog just needs some love", 120x80 cm, 2023. Acrilico
A stray dog just needs some love, 120×80 cm, 2023

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

-Non saprei rispondere. Più che film, guardo i documentari sugli animali. Anzi, ne sono proprio appassionata.

Qual è la forma d’arte che preferisci? (Da andare a vedere/a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc…) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

-Sicuramente ci sono artisti che mi attraggono: Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Andy Warhol, Georg Baselitz. Altri sono artisti un po’ underground, come David Schmitt, Ozy Worldy, David Bicari e Becky Paterson.

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

-Senza esitazione, la mattina. La passo con il mio amatissimo cane, Rock, in campagna. Ne traggo sicuramente ispirazione, ma è spesso anche la sera il momento in cui, in preda a idee e pensieri, prendo in mano il taccuino e scrivo.

"Tiny flower", 80x60 cm, 2023. Acrilico
Tiny flower, 80×60 cm, 2023

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

-Ho una predisposizione alla pittura fin da bambina, quando già dipingevo molto e mi divertivo con il collage.

Alle elementari, nella scuola che frequentavo, c’era l’ora di ceramica, la si lavorava e dipingeva. Ricordo di aver realizzato un dinosauro, un porcospino, e molto probabilmente vasi e fiori.

Quando si è trattato di scegliere il liceo, ho pensato di procedere con gli studi scientifici, avendo i genitori entrambi ingegneri, e così ho fatto. Ma al secondo anno ho capito che la mia vena artistica e creativa era l’unica da coltivare, e così sono passata al liceo artistico, dove erano tutte “regole”. Qui, in Accademia, il lavoro è tutto interiore, sulla mia ricerca artistica e i mezzi di espressione della mia arte.

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

-Provo pace.

"C'ho l'ansia", 40x90 cm, 2023. Acrilico
C’ho l’ansia, 40×90 cm, 2023

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

-Diciamo che mi capita ciclicamente di trascorrere periodi di tempo dove dipingo meno. Ma ho imparato ad accettare che le passioni vanno nutrite ma non forzate.

Parlando più concretamente del mio operato, non realizzo mai autoritratti ma è come se tutte le mie opere lo fossero: riflettono un mio impegno personale che va dalla sostenibilità alla centralità della figura della donna, e, negli ultimi anni, la dignità degli animali.

"You can't be without a bee", 120x80 cm, 2023. Acrilico
You can’t be without a bee, 120x80cm, 2023

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

-Non sempre ho chiaro il lavoro che andrò a svolgere, ci lavoro, realizzo sketches. Solo per le opere più pensate, e quindi per i progetti, ho idea di come voglio giungere a un risultato e di come voglio che il lavoro arrivi alla gente. A volte ho solo degli input.

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

-E’ una questione spinosa. I titoli mi piacciono e per alcuni lavori hanno senso e, anzi, sono un arricchimento. Non necessariamente vale lo stesso per le mie opere.

-Quale sarebbe il loro significato?

-I miei lavori sono pop, popolari, mi piace che siano capiti da tutti a livello visivo e che costituiscano uno spunto di riflessione sui grandi temi della nostra generazione. Spesso penso che se devo attribuire un titolo, non sono riuscita nel mio intento di parlare allo spettatore.

"Muso lungo", 120x80 cm, 2023. Acrilico
Muso lungo, 120×80 cm, 2023

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?

-Non impiego molto tempo per portare a termine un dipinto, non lo lascio in disparte per tornare a ritoccarlo. Il dipinto rappresenta l’esigenza di esprimere l’idea che mi ha permesso di concepire il dipinto stesso. Anche se un’opera, a posteriori, non mi soddisfa, la lascio così com’è, perché c’è una ragione se l’ho realizzata così. Il discorso cambia per le volte in cui mi è capitato di riprendere in mano lavori vecchi e di voler affinare la tecnica o voler reinterpretare il significato in un momento completamente diverso.

Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?

-No, so sempre cosa mi serve.

Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

-Esempio concreto: Living like a dog. E’ il mio preferito e mi risulta sia quello che piace di più. “Vita da cani”, nel linguaggio di tutti i giorni, ha accezione negativa. Ma io ho voluto conferire a questo detto un’interpretazione duplice: banalmente, Rock, il mio cane, ha in realtà una vita meravigliosa. L’opera funziona perché è un messaggio sociale: per l’uomo perché la interpeta adattadola al proprio vissuto, per il mondo animale che ha pari dignità a quello umano.

-Hai fatto un percorso all’Accademia di Belle Arti/in ambito artistico; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

-A Brera capisci chi sei, cosa vuoi fare e come comunicare. Come dicevo prima, al liceo ci sono regole fisse perché tu apprenda la tecnica e “la mano”, qui è un lavorio interno continuo.

Per me ogni cosa è uno stimolo, lo è un pattern particolare di una corteccia d’albero così come il confronto coi compagni di corso. Devo dire, però, che per dipingere devo essere nel mio micro-cosmo. Quindi, spesso, il caos non mi fa bene. La mia mente è già abbastanza caotica di per sé, quindi preferisco dipingere in solitaria.

Rifletto anche su un aspetto che mi è stato fatto notare dagli altri: se all’inizio usavo tanti colori, ora nella mia palette c’è solamente il giallo, che mi ossessiona fin da bambina. Per ora i colori mi fanno perdere il focus, mi distraggono dall’intento del dipinto, tant’è che li ho levati tutti tranne il giallo e il nero.

Ti dirò di più: il giallo e il nero rappresentano il contrasto cromatico più forte in natura, per attrarre l’attenzione è il meglio. Esiste in natura l’aposematismo: le rane, le salamandre e i serpenti comunicano con le loro colorazioni alla preda, lanciando un avvertimento: “tu puoi mangiarmi, ma io sono tossico, perciò in realtà non ti farò bene”. Questo meccanismo è stato ripreso dalle pubblicità o dagli attivisti per comunicare messaggi importanti e verità spesso scomode.

"Respect the locals", 60x80 cm, 2022. Acrilico
Respect the locals, 60×80 cm (circa), 2022

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

-I social sono sicuramente piattaforme utili. Io uso Instagram, mi sento troppo vecchia per TikTok. E’ chiaro che ogni opera ha un suo motivo di esistere e deve essere vista e vissuta. Sui social si veicolano fotografie, quindi l’opera può assumere significati diversi, però può essere condivisa e visualizzata da un gran numero di persone, dunque “viaggia” parecchio. In questo la foto e il post ricoprono un ruolo privilegiato rispetto all’opera fisica.

L’idea di diffondere stampe prosegue sulla stessa linea di quell’artista di strada che, a Berlino, mi ha fatto correre per la città in cerca di unicorni… vuoi mettere diffondere opere sui social con il coinvolgere persone in una caccia al tesoro di questo tipo?

Detto ciò, aggiungo che non sono ferrata con la tecnologia.

"Campo di fiori", 120x80 cm, 2023. Acrilico
Campo di fiori, 120×80 cm, 2023

-Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

-Quello con Milano è un rapporto di amore e odio. Sono sicuramente più una persona da campagna, ma traggo stimoli dalla città, a patto di farlo “a piccole dosi”. Bisogna anche dire che la città offre possibilità specie per un artista non affermato.

-Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e progetti?

-Voglio arricchire la mia espressione artistica tentando con la diffusione di stampe per la città. Mi hanno confermato un progetto “stra figo”… che forse ti potrò dire più in là. Per me sarebbe importante lavorare con la collaborazione di aziende o personalità affermate.

Le stampe possono essere considerate serie, ed è per questo che sono decisamente interessata alla xilografia. Soprattutto negli ultimi lavori, il dipinto richiede una sua stampa: il dipinto sta alla comunicazione come la stampa sta alla comunicabilità.

Ah, dimenticavo: intendo proseguire gli studi.

"Beweare of human", 120x80 cm, 2023. Acrilico
Beweare of human, 120×80 cm, 2023

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

-Primariamente esprimere se stessi. Ed esprimere una propria passione, che diventa totalizzante nella vita di una pittrice. Il bisogno di dedicarsi a un’attività ha in ambito artistico un’accezione poetica (o così lo vuole la società), ma è una vocazione come tutte le altre.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?

-Angelo Marcuccio, Marco Sarracino e Sofia Passetti.


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