Thomas Bentivoglio

Tra poesia e arte

Thomas Bentivoglio è un artista neo-concettuale specializzato in Visual Culture e Pratiche Curatoriali presso l’Accademia di Brera. Le sue opere nascono dall’esigenza di dare corpo ad un ricordo o un desiderio interiore, unendo l’arte alla poesia in un connubio perfetto.

Thomas Bentivoglio

PRESENTAZIONE

Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Ho 24 anni, sono un artista, sono nato a Fermo e vivo a Milano.

-Di cosa ti occupi?

Realizzo opere d’arte. Ho provato a definire quello che faccio in molti modi: narrative-art, arte multimediale, poesia visiva, poesia e basta. In questo momento mi piace l’etichetta di artista “neo-concettuale”, ma per l’appunto sono solo etichette.

“Lettere” parte da un’analisi intimista all’interno della periferia urbana. Nasce da un'inttrospezione esercitata con il testo, riguardo il rapporto tra luogo e ricordo, che ha portato ad un viaggio a ritroso attraverso le tre città abitate dall'artista: Fermo, Anzio e Milano.
LETTERE, 2019

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Ho un’ossessione per Lana del Rey, a parte questo mi piacciono le canzoni che dettano un umore preciso. Ultimamente sto scoprendo se pur in ritardo una parte del cantautorato italiano che mi ha colpito molto, da Tenco fino a Ornella Vanoni che era anche la preferita di mio nonno. La musica e il cantautorato hanno un ruolo importante nel mio lavoro, a volte non si tratta solo di lasciarsi ispirare, ma anche di osservare la narrazione che ciascun autore presenta; come i testi e le melodie insieme all’interprete e al suo bagaglio facciano parte di una storia. Credo che possa valere lo stesso anche per gli artisti.

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Il film che di recente ho visto più volte è “Animali Notturni”, diretto da Tom Ford nel 2016. Lo guardo quando ho bisogno di ripulirmi gli occhi, ed è anche il prodotto di un’interessante collaborazione tra il mondo dell’arte, della moda e dello spettacolo. Sinceramente ci sono molti motivi per cui sento questo film vicino a me e al mio lavoro, uno è probabilmente il ruolo che il punto di vista personale gioca nella sceneggiatura di Tom Ford. Detto questo, se devo pensare ad un film fondamentale, che tutti dovrebbero vedere, suggerirei “Venere in Pelliccia”, diretto da Polanski nel 2013.

LOVE è un programma di elaborazione testuale generativo, scritto appositamente per generare composizioni poetiche in versi rielaborando i Tweet associati alla parola “Love”
LOVE
Doesn’t Mean Anything, 2019

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere:
fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che
consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

Non credo esista un artista assoluto e non ho una forma d’arte preferita. Ci sono però molti artisti che studio come parte della mia ricerca. Il primo è senza dubbio Gonzalez-Torres, a cui sto dedicando da qualche anno un intenso approfondimento. Ci sono poi altri punti di riferimento come: Jenny Holzer, Roni Horn, Sophie Calle, Hermann Nitsch e Marina Abramovic. Inoltre mi piace molto fare scouting di nomi emersi negli ultimi dieci anni che sento vicini alla mia poetica, in questo modo riesco sempre a trovare qualche nuovo artista su cui ossessionarmi. In questo momento per esempio trovo molto interessante il lavoro di Alejandro Cesarco.

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

L’ora del tè.

Thomas Bentivoglio durante l'allestimento di "Make a Wish (I wanna be as beautiful as the sea)".
Make a Wish (I wanna be as beautiful as the sea), 2022

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

Ad un certo punto del mio percorso formativo ho deciso di indagare la mia sensibilità nei confronti del mondo invece di vederla come un ostacolo. È stata una scelta con delle conseguenze, ma anche un gesto molto terapeutico nei miei confronti.

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata\o?

Ci sono arrivato progressivamente, sono sceso a patti con il mio lato creativo a partire dalle scuole superiori. Dopo il diploma conseguito in un istituto per geometri ho capito che né l’ingegneria, né l’architettura, né il design mi sarebbero bastati e mi sono iscritto all’Accademia di Brera. Solo al secondo anno ho realizzato di voler essere un artista e basta, senza compromessi.

Tinsel, stainless steel. 2022.
When the Party is Over (1), 2022

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

L’emozione che provo prima di iniziare a lavorare ad un progetto o a una nuova serie, solitamente è entusiasmo e urgenza. Durante la costruzione del corpo del lavoro invece sono concentrato sul risultato, a volte provo determinazione, per alcuni lavori ho provato intimità.

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi
un’idea chiara di quello che bisognava fare?

L’idea stessa di “andare oltre” è un residuo del modernismo e non credo trovi posto in una ricerca che si rivolge al presente. Piuttosto direi che i miei lavori partono da un’espressione interiore, come la voglia di dare corpo ad un ricordo o un desiderio. Sento necessario fare qualcosa prima di tutto per me stesso, ho bisogno di questo tipo di sincerità.

Premio città di Treviglio "Miracolo!"
“Lo scorso Venerdì sono andato al parco per cercare un miracolo”, 2023

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?
Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

Prima di mettermi a lavoro ho sempre un’idea piuttosto precisa di quello che voglio realizzare.

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono
prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

Non sempre i titoli vengono scelti prima, in effetti è l’unica parte del lavoro che non pianifico in anticipo. Nonostante questo sono molto importanti per me, per esempio sto lavorando ad una serie in questo momento in cui i titoli rappresentano la maggior parte del lavoro.

Untitled Portraits, 2022. Stampe Giclée montate su alluminio e plexiglass. 40x30 cm.
Untitled Portrait (The Best Cover Song), 2022

-Quale sarebbe il loro significato?

Il titolo, così come la descrizione della tecnica, fanno parte di un para-testo che non può essere ignorato nella lettura dell’opera. Credo che in tutti i casi il titolo assegnato dall’artista è un suggerimento della sua visione di partenza.

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?

Quando corrisponde il più possibile al sentimento che l’ha spinto inizialmente.

When the Party is Over (2), 2022

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di
pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?

Continuamente! Penso che almeno la metà del mio lavoro consista nel procurarmi i materiali che mi servono. In alcuni casi sono stato abbastanza fortunato da trovare la collaborazione di alcune realtà industriali per pezzi particolarmente complicati, in altri casi bisogna usare l’inventiva.

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

Credo che in questo momento storico ci sia una massiccia rivalutazione della pittura, purtroppo io non ho mai preso in mano un pennello. Secondo me funziona un lavoro sincero, senza compromessi, di questo ne sono convinto.

Raccolta fotografica e testuale che documenta le suggestioni di un viaggio virtuale attraverso Google Earth svolto ad Aprile del 2020.
CLOUDS
Have No Country, 2020

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Il punto di partenza è la mia vita, per quanto egoriferito può sembrare; quello che mi accade nel presente, nel passato, dubbi e simboli che raccolgo e che mi sembrano in qualche modo importanti.

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio,
come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa,
degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

L’Accademia di Brera è stata un percorso necessario. Dopo la scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, dove ho avuto una formazione estremamente ampia e pragmatica, ho deciso di specializzarmi in Visual Culture e Pratiche Curatoriali, uno studio che mi ha permesso di affrontare il panorama artistico contemporaneo da più punti di vista.

Untitled Portrait (Beautiful Desert), 2022

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu
preferisci?

In passato ho presentato molte volte:”LOVE (Doesn’t mean anything)”, un’istallazione progettata per far piovere dal soffitto dei messaggi d’amore generati da un algoritmo e privi di senso. Recentemente invece sono stato felice di presentare al Premio Treviglio per l’Arte Contemporanea 2023 l’opera:«Lo scorso venerdì sono andato al parco per cercare un miracolo», vincendo una menzione speciale.In questo caso si tratta di un diverso tipo di apprezzamento, in cui una vera e propria giuria è chiamata a valutare il tuo lavoro.I lavori che piacciono di più a me di solito sono quelli non ancora finiti. Se dovessi scegliere un lavoro già realizzato forse sarebbe :”Make a Wish (I wanna be as beautiful as the sea)”, presentato per la prima volta al MAM di Gazoldo degli Ippoliti.

Intervento installativo che prevede la distribuzione vetri di macchina rotti sul pavimento di un ambiente espositivo.
Make a Wish (I wanna be as beautiful as the sea), 2022

INTERAZIONI CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed
essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi
importante per ciò che fai?

Credo che il loro contributo sia da ridimensionare. Social come Instagram sono piattaforme prevalentemente visive, e tramite le sole immagini non è facile promuovere un lavoro che richiede una lettura approfondita. Penso che questo faccia parte di un problema generale dell’arte che usa più media, dell’arte concettuale ed esperienziale, che però si confronta con un bisogno crescente di essere immediata.Non sempre l’arte è istantanea, confrontarsi con l’utilizzo tipico dei social è una sfida in questo senso avvincente. Personalmente utilizzo il mio profilo Instagram come una raccolta di pietre miliari della mia ricerca artistica, lavori personali e immagini che segnano il mio percorso. Per tutto il resto utilizzo un sito internet personale dove raccolgo il mio portfolio in maniera più completa.

LETTERE, 2019

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha
un’influenza su di te e su ciò che produci?

Milano è una città diffidente e meravigliosa, negli anni ho imparato a vederci un’amica. Credo di dovergli molto dopo tutto, e sono felice di poterla considerare una casa.

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

Nel breve termine ho intenzione di lavorare ad alcune nuove serie che sto progettando, insieme ad un lavoro molto personale che sentivo il bisogno di realizzare da tanto tempo. Non voglio anticipare nulla però.

A.d'A. è una serie di installazioni poetico-visive. Ciascuno pezzo consiste in una poesia originale in versi sciolti stampata su lunghe strisce di carta rosa.
A.d’A., 2020

Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?

Realizzare una mostra personale è in cima a i miei propositi futuri, spero ci sarà presto la giusta opportunità.

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

Credo mi servano ancora un paio di anni per rispondere.

@Pensieroda5euro è un progetto di diffusione poetica capillare, il suo intento è quello di diffondere un pensiero personale e separato dal suo contesto di appartenenza.
@Pensieroda5euro

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri che frequentano/hanno
frequentato l’Accademia di Brera?

Conosco moltissimi artisti che hanno frequentato l’Accademia e che considero miei cari amici fra cui: Alessandro Braga che oltre ad aver fotografato molte delle mie opere è diventato un musicista e produttore eclettico e Giuseppe Martire che ha invece un approccio pittorico ma con cui ho condiviso molto tra cui il mio attuale studio. Le conversazioni e i confronti con i miei compagni d’Accademia, per affinità o differenza, hanno formato il mio pensiero per quello che è oggi. Sono dispiaciuto però di non aver trovato qualcuno che nel mio percorso di studi condividesse il mio approccio all’arte e i mei obbiettivi. Al loro posto, ho avuto la fortuna di incontrare alcune persone talentuose, nonché care amiche, che hanno avuto la voglia e la curiosità di interessarsi al mio lavoro come curatrici: Marta Chinellato e Sandra Beccaro (fondatrici di MANDRA Studio Visit) e la curatrice Sophia Radici.

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Ringraziamo Thomas per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirlo sul suo profilo Instagram. Scopri altri artisti emergenti sulla nostra rivista Venticento Art Magazine.