Michele Gamba

Mutazioni della materia

I lavori di Michele Gamba trattano temi come il rapporto tra natura e artificialità, creando una sorta di dualismo che prevede scontri e alleanze tra questi due sistemi. L’idea è quella di far riflettere su concetti troppo spesso dati per scontato, in un mondo in cui tutto è cultura, tutto è alla portata dell’uomo e di conseguenza creato e gestito da esso, l’importanza della natura e dei suoi processi deve far riflettere.

Michele Gamba
Michele Gamba
Michele Gamba,Origini
Origini

PRESENTAZIONE

Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Mi chiamo Michele Gamba, ho 25 anni e vengo da Bergamo. Ho frequentato il liceo artistico della città e ora sto terminando il mio percorso di laurea triennale all’ Accademia di Belle Arti di Brera nella scuola di pittura. 

-Di cosa ti occupi?

Sono uno studente e nel frattempo mi arrangio giocando a calcio, allenando una squadra e creando giacche personalizzate su richiesta. Sono anche un grande appassionato di arte e nel tempo libero sono un coordinatore di un collettivo, insieme ad altri quattro ragazzi, che si occupa di creare mostre d’arte nelle nostre zone con circa settanta artisti iscritti. 

Michele Gamba,Fata Morgana
Fata Morgana

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Mi piace molto la musica ma non ho un genere o un’artista preferito, spazio molto. 

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Il mio film preferito è 300 di Zack Snyder, mi piace molto il genere storico. 

-Qual è la forma d’arte che preferisci?

Le forma d’arte che preferisco sono la pittura e la scultura. Trovo molto interessanti anche le installazioni di Damien Hirst, artista che mi ha sempre catturato per il suo modo di operare impattante e provocatorio, un artista poliedrico. I musei che frequento più spesso a Milano sono il Museo del Novecento , Fondazione Prada e il MUDEC. 

Michele Gamba, contaminazioni
Contaminazioni-dettaglio
Michele Gamba,contaminazioni
Contaminazioni-dettaglio

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica? 

Sono sempre stato attratto dall’arte fin da piccolo. Il mio artista preferito in assoluto è Salvador Dalì, sia per la sua resa pittorica, che per i soggetti onirici e mutevoli presenti nei suoi dipinti.

I primi approcci pratici che ho avuto con il mondo artistico risalgono alla mia infanzia quando coloravo i disegni di mio padre. Gli commissionavo dei personaggi da ritagliare su cartone e utilizzarli come giochi, erano i miei preferiti perché potevo creare figure immaginarie e creature strane da sfruttare come veri e propri giocattoli. Da lì in avanti mi divertivo a riprodurre immagini su carta e raccontare storie tramite i colori. 

Michele Gamba,Contaminazioni
Dittico Contaminazioni

Crescendo ho sviluppato un grande interesse verso la storia dell’arte, soprattutto quella contemporanea e frequentando Brera ho scoperto mille strade e nuovi metodi espressivi. Ora la mia ricerca artistica è proiettata verso un ibrido tra pittura e scultura utilizzando materiali e analizzando il dualismo tra natura e cultura.

Ho sviluppato anche un profondo interesse verso la mutazione della materia, sia tramite processi naturali come passaggi di stato e combustioni, sia tramite procedimenti artificiali dati dall’utilizzo di resine, solventi e smalti. 

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

È difficile raccontare a parole quello che si prova, sarebbe riduttivo racchiudere tutto in un’unica emozione. Mentre lavoro mi sento coinvolto totalmente all’interno di quello che sto facendo, come se i materiali utilizzati mi dicano di seguirli e di farmi trasportare dalla pratica artista. Ho bisogno di sporcarmi, di percepire la materia sulla mia pelle, di sentire gli odori della combustione e delle sostanze che manipolo. Un modo per conoscere fino in fondo gli elementi a mia disposizione. 

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

Non la definirei propriamente un’idea chiara, ho delle piccole intuizioni che cerco di tramutare in un lavoro sensato e coerente. Una volta iniziata l’opera, è la materia stessa che mi conduce nella sua creazione.

Michele Gamba, Gravità
Gravità
Michele Gamba, gravità
Gravità-dettaglio

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

Il titolo ha lo scopo di riassumere il lavoro che porto avanti: non dev’essere immediato e scontato, ma deve essere approfondito tramite l’esposizione dell’opera. L’osservatore deve confrontarsi con ciò che ha davanti, deve entrarci e tentare di capire la materia, deve porsi dei dubbi e farsi delle domande.

Pur avendo ben chiaro quello che concettualmente dovrebbe essere il prodotto finale, preferisco assegnare il titolo una volta conclusa anche la fase formale. 

-Quale sarebbe il loro significato?

Tutto parte dalla scelta del materiale: si può trovare casualmente passeggiando tra i boschi, ma va anche ricercato meticolosamente tra i vari prodotti della natura. Ciò che mi colpisce sia come forma che dal punto di vista materico viene preso in considerazione. Sono tutti tentativi che possono rivelarsi corretti una volta iniziata la fase di produzione.

La natura viene analizzata dal punto di vista materico e trattata tramite passaggi di stato e trasformazioni. Il colore nero viene dato dalla combustione tramite una fiamma ossidrica liberata direttamente sulla corteccia che progressivamente si sbriciola, rilascia odori e cambia la colorazione.

Michele Gamba, Origini
Origini-dettaglio

L’aspetto artificiale invece trova compimento nel tramutare, sia profondamente che superficialmente, i prodotti che ho a disposizione (si parla di tele vegetali alterate nella loro composizione e trasformate in tele artificiali grazie a solventi, smalti e resine). I rami che compongono certi lavori vengono ricoperti di smalto industriale per alterarne la colorazione e traslare il materiale dalla sfera naturale a quella umana. 

Il dualismo uomo-natura non dev’essere necessariamente visto come un conflitto tra i due sistemi, ma come una sorta di convivenza positiva. La natura all’interno dei miei lavori compie delle mutazioni sia tramite processi naturali, che tramite lavorazioni chimiche ed industriali a dimostrazione del fatto che i due sistemi siano in costante dialogo tra loro. 

Quand’è che senti che un lavoro è finito?

Personalmente sento che un lavoro è finito solo quando è lo stesso lavoro a comunicarmelo. L’idea di base talvolta mi soddisfa, ma molto spesso, una volta realizzata in maniera plastica si percepisce che manca qualcosa. Da lì in poi si cerca di entrare maggiormente nel lavoro e tentare di capire effettivamente cosa manca per poterlo definire completo. Molte volte si stravolge anche l’idea di base, il cosiddetto “bozzetto” per renderlo concettualmente esaustivo.

Si tratta di un processo imprevedibile, che solo durante la produzione si attiva e comunica i movimenti da compiere e i materiali da utilizzare. 

Michele Gamba, Fata Morgana
Fata Morgana-dettaglio

Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Ogni mio lavoro nasce tramite una ricerca dei materiali. Mi lascio ispirare dai materiali naturali che interagiscono con l’uomo e l’artificiale. È una sensazione che viene da sé guardando ciò che mi circonda.

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? 

Mi sono trovato benissimo in Accademia, un luogo storico, un ambiente sano e aperto a continui dialoghi, scambi e influenze. È stato un piacere frequentare l’Accademia come studente di pittura, i professori sono aperti a qualsiasi visione e cercano di darti consigli per migliorare la tua attitudine.

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci? 

Il lavoro che è stato più apprezzato fino ad ora è Contaminazioni, mentre quello al quale sono particolarmente legato è Origini perché è stato un punto di svolta per il mio percorso artistico e per il nuovo rapporto che ho instaurato con i materiali naturali e non. Tramite questo lavoro ho iniziato ad affacciarmi ad un concetto di arte differente rispetto a prima.

Michele Gamba, Gravità
Gravità-dettaglio
Michele Gamba, Gravità
Gravità-dettaglio

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

I social stanno diventando sempre più importanti, purtroppo non sono una persona che utilizza i social per pubblicare i propri lavori, non è una mia caratteristica. Anche se devo ammettere che curare questa parte per un artista potrebbe essere molto importante e soprattutto fondamentale con il passare del tempo.

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

Milano è sicuramente un luogo culturalmente ricco, ho cercato sempre di frequentare più musei possibili ed andare a vedere qualsiasi tipo di mostra che potesse essere un’ispirazione per il mio percorso artistico.

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti? 

I miei prossimi obiettivi sono quelli di continuare a progettare nuovi lavori, ma  soprattutto completare la magistrale di Visual Cultures e pratiche curatoriali all’Accademia di Brera.

Michele Gamba, Gravità
Contaminazioni-dettaglio

-Cosa significa per te essere artisti oggi?

Essere artisti oggi significa prendere coscienza di ciò che ci circonda, un mondo in continuo movimento, talvolta frenetico, l’artista deve essere capace di costruirsi un proprio ambiente e lavorare all’interno di esso, pur essendo parte di una società in continua evoluzione. Con il termine evoluzione non si intende necessariamente qualcosa di positivo e migliore, l’artista deve essere bravo a muoversi all’interno di un ambiente che si pone tra società e individuo stesso.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri che frequentano/hanno frequentato l’Accademia di Brera?

Vi consiglio assolutamente Stefano Recanati, in arte FormeFactory e realizza lavori a mio avviso già molto interessanti. Un’altra artista che secondo me merita molto è Rosa Frazzica, in Arte Aplysiae, realizza sculture e installazioni con diversi materiali.


Ringraziamo Michele per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirlo  sul suo profilo instagram

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