Gabriele Artusio

TANTE STORIE IN UNA FITTA TRAMA

Per Gabriele Artusio la prerogativa è disegnare, lo farebbe sempre, e ha trovato il suo territorio per farlo. Desideroso di crescere sempre più sia a livello espressivo che tecnico, Artusio è un artista che assorbe gli stimoli intorno a sé per reinterpretarli attraverso i suoi racconti per immagini. Il suo disegno è quasi perennemente abitato da una figura femminile, Ines. Il personaggio di Ines permette a Gabriele di esplorare vari terreni mantenendo il suo elemento distintivo. Gabriele si sente solo all’inizio della sua esperienza come artista e ha tante idee e progetti. La sua è una ricerca continua mossa da una sconfinata passione.

Gabriele Artusio, Ines (Giardino)
Ines (Giardino)

PRESENTAZIONE

Raccontaci un po’ di te.

Gabriele Artusio, classe 1996. Ho studiato dal 2015 al 2020 pittura all’Accademia di Brera, sono cresciuto in un paese in provincia di Torino dove adesso sono tornato a vivere. Insegno arte alle scuole medie, il tempo che ho libero dagli impegni lavorativi lo passo a disegnare.
Mi sento ancora all’inizio all’interno del mio percorso artistico, vorrei arrivare a vivere di questa mia passione per il disegno.

Gabriele Artusio, Ines (Onsen)
Ines (Onsen)

INTERESSI

Quali sono i tuoi riferimenti culturali e artistici?

Ne ho diversi. Sicuramente la fantascienza, i fumetti e i manga. I miei riferimenti in campo fumettistico provengono dall’oriente e sono Masakazu Katsura e Itō Shinsui. Altri riferimenti artistici importanti sono sicuramente Chagall ma anche Boldini e Tom Wesselman.

E da un punto di vista musicale?

Ho sempre ascoltato la musica senza una particolare ricerca. Da un po’ di tempo sto facendo delle scoperte più specifiche e personali e mi sta piacendo la vaporwave, una musica che ha una sua corrente visiva ed estetica collegata.

Vai a visitare le mostre?

Quando riesco vado ma non molto spesso di recente; il Mudec, il museo delle culture di Milano, penso che sia il museo dove sono andato più frequentemente; cerco comunque sempre di frequentare le gallerie di arte contemporanea.

Gabriele Artusio, quaderno d'artista
quaderno d’artista

LA PRODUZIONE ARTISTICA

Quando hai iniziato a disegnare e come è cresciuto il tuo disegno?

Disegno da quando ero alle elementari ma negli ultimi 3-4 anni ho cominciato a definirmi. Fino a quando non ho cominciato a studiare in Accademia non mi sentivo un artista strutturato, il percorso a Brera, soprattutto negli ultimi anni, mi ha permesso di arrivare a sentirmi tale. Grazie al suggerimento di un professore di Brera sono riuscito, ad esempio, a determinare il ruolo di Ines.

Parlaci del personaggio di Ines.

Ines l’ho disegnata per la prima volta al liceo con l’idea di renderla un personaggio su cui scrivere storie a fumetti. Mi sono accorto poi che scrivere storie non era il mio forte. Negli anni il suo aspetto è variato leggermente fino a stabilizzarsi in quello attuale. Il personaggio di Ines è il fil rouge che passa da uno scenario all’altro. Il contesto in cui mi trovo mi dà delle suggestioni e il mio personaggio ci si relaziona. Mi piace molto inserire dei riferimenti all’interno delle ambientazioni dei miei disegni. Ines per me rappresenta una comfort zone, un luogo sicuro entro cui esprimermi.

Gabriele Artusio, Ines (Guardie Svizzere)
Ines (Guardie Svizzere)

Qual’é il rapporto che hai con la tua arte?

La mia arte, è la mia passione, ci dedicherei tutto il tempo che ho ma devo scendere a patti con i miei doveri. A volte dover interrompere un disegno a causa di un impegno mi rode l’anima ma so che è un compromesso che devo accettare. Se fosse per me andrei avanti tutta la notte a disegnare ma la mattina devo fare i conti con la sveglia.

Quali sono le emozioni che prevalgono mentre disegni?

Oramai disegnare è così automatico che mentre lo faccio mi capita anche di pensare ad altro. La sensazione che prevale sulle altre è quella di essere rilassato. È un momento in cui lascio andare la testa e sono in pace. È un momento di quiete che difficilmente riesco a trovare nell’insegnamento.

Qual è il processo che ti porta a scegliere cosa e come rappresentarlo?

È molto variabile, mi capita di avere dubbi, e anche per questo faccio tanti schizzi. Alcune opere esigono un accurato studio prima di dover partire. Uno studio approfondito è necessario quando voglio fare un salto e portare qualcosa di nuovo nelle mie raffigurazioni, sia per quanto riguarda la tecnica che per le caratteristiche dei soggetti. Altre volte dipende dalla maniera con cui lavoro; quando uso la penna stilografica, ad esempio, parto in quarta in maniera molto più disinvolta che con altre tecniche. Mi rendo conto che un ragionamento ponderato può mettermi dei freni nel disegno e quindi è più facile semplicemente disegnare e vedere quello che esce. La possibilità di iniziare a disegnare senza fare tante considerazioni e di riuscire ad ottenere dei lavori di cui sono soddisfatto è venuta fuori grazie al tempo e all’esperienza.

Gabriele Artusio, Ines (Cosmonauta)
Ines (Cosmonauta)

Ci sono stati dei fattori personali che hanno condizionato il tuo modo di lavorare?

Ho avuto l’occasione di fare un’esperienza professionale nel campo del disegno per tessuto che mi ha insegnato molto. Ho imparato a non fare cose troppo complicate e a rispondere a delle esigenze come rispettare dei tempi di consegna, rispettare un gusto e non creare delle figurazioni che risultassero pesanti.

E qual è la tecnica che più comunemente adotti?

Il supporto su cui preferisco lavorare rimane sempre la carta dove disegno con varie tecniche come gli acquarelli, la china, la matita o la penna stilografica; per quanto riguarda l’olio ho trovato una modalità per conciliarlo con il mio stile dalle tinte piatte e grafiche diluendo molto il colore. Utilizzo come supporto il cartone dove traccio prima il disegno a china. Alterno la diversa pastosità del colore che diventa a sua volta una forma di pattern nella resa finale del disegno.

Gabriele Artusio, frammento di disegno
frammento di disegno

Che ruolo hanno i titoli per te e quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo aver finito un tuo lavoro?

Di solito i titoli vengono insieme al tema o al soggetto del lavoro. Se voglio fare un disegno con le foglie di palma, ad esempio, il titolo è semplicemente Ines (Foglie di Palma) seguito da numerazione progressiva nel caso in cui ci siano più opere con lo stesso soggetto. Vedendo che la formula funzionava ho iniziato ad appuntarmi una serie di potenziali temi e titoli che posso spulciare e da cui posso attingere se non ho un’idea precisa in testa. Quando ho un’idea “fresca”, invece, cerco di concretizzare quanto prima il nuovo tema attraverso il disegno; di recente ho visto dei quadri di Piero Dorazio alla Triennale e sto studiando appunto un lavoro ad essi ispirato.

Quando senti che un lavoro è finito?

Anche questo varia molto dà lavoro a lavoro, alcune volte mi fermo semplicemente quando il foglio è pieno, altre penso che mi sarei dovuto fermare prima, altre ancora è una consapevolezza istintiva, mi fermo perché mi sento di farlo. Negli schizzi è diverso, posso anche andare oltre per poi magari mettermi un appunto mentale in cui mi dico “in questo caso sarebbe meglio fermarsi un po’ prima!”.

Gabriele Artusio, Ines (Pesca Miracolosa)
Ines (Pesca Miracolosa)

Ci sono delle opere che pensi che ti possano rappresentare più di altre e che possano riassumere meglio quello che fai?

Penso che tra tutte le opere i quaderni d’artista siano quelli che riassumano meglio me e il mio lavoro, sono molto vari, uno scatolone dove metto dentro tutto in maniera istintiva e fresca. I lavori singoli invece risultano una particella visti nell’insieme.

Ti capita spesso di mostrarli? Ti piacerebbe fare una mostra incentrata sui tuoi quaderni d’artista?

Si, mi capita di mostrarli e in certi casi mi è capitato anche di ricevere dei riscontri che sostenevano che fossero di gran lunga migliori rispetto ai lavori singoli; è un’osservazione che capisco e in fondo condivido. Mi piacerebbe molto pensare a una mostra incentrata sui quaderni di artista e in questa direzione sto lavorando portandone a conclusione anche molti altri che sono in fase di lavorazione; avrei così modo di portarli a un numero tale per cui potrebbero diventare effettivamente il soggetto di una mostra.
Da molto tempo sto pensando, a questo proposito, di adottare dei quaderni dalla struttura tipicamente orientale dove i fogli non sono tante unità rilegate insieme ma una lunga fascia di carta arrotolata. Questa soluzione semplificherebbe alcuni aspetti come l’esposizione, potrei infatti srotolarlo su un’unica parete, e anche la vendita potrebbe risultare più facile, si potrebbe infatti suddividere in frammenti.

Gabriele Artusio, quaderno d'artista
quaderno d’artista

Com’è stato per te studiare all’Accademia di Brera?

È stata un’esperienza ottima, un’università con i suoi pro e i suoi contro come tutte le università in Italia, ma se uno è in grado di giocarsi bene le sue carte all’interno di questo ambiente può trovare delle grandissime possibilità.
Attraverso l’Accademia ho poi partecipato ad un viaggio studio organizzato in Giappone, anche questo è stato un salto quantico per me. Tokyo, Kanazawa, Kyoto, Osaka sono tra i posti più belli dove sia mai stato. Italia e Giappone sono molto simili, entrambi sono un misto di antico e moderno, se si capisce come funzionano le cose da una parte, bene o male, ci si riesce ad adattare anche all’altra e il proprio lavoro ne può solo beneficiare.

Gabriele Artusio, Ines (Fiordalisi II)
Ines (Fiordalisi II)

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

Qual è la reazione del pubblico alla tua arte?

Il pubblico sembra sempre interessato ai miei lavori poi ovviamente l’apprezzamento è soggettivo; il tema che divide maggiormente sono le rappresentazioni di nudo e il tema erotico.
Nell’apprezzamento da parte del pubblico c’è anche un fattore culturale, ad esempio nei paesi nordici apprezzano moltissimo le opere su carta mentre negli stati uniti prediligono la pittura vera e propria con anche tra l’altro dei forti rimandi alla tradizione artistica italiana che viene declinata in maniera un po’ kitsch. Molte opere sono dei veri e propri rimandi in chiave moderna della pittura del Cinque-Seicento ed è anche questa una direzione in cui mi piacerebbe provare a muovermi.

Dove hai esposto fin ora? E dove ti piacerebbe esporre?

2022 California, 2021 Lugano, Francoforte, Copenaghen, Milano. Avevo esposto anche a Milano negli anni scorsi ma si trattava di delle opere che non rientravano ancora nella fase più strutturata del mio lavoro. Mi piacerebbe tornare ad esporre negli Stati Uniti adesso che ho capito meglio come funzionano le cose, magari anche aggiustando un po’ il tiro per riuscire anche a vendere qualcosa. Mi piacerebbe poi esporre in Francia e tornare ad esporre in Germania. Anche qui in Italia vorrei fare qualcosa, magari a Torino.
Recentemente ho poi scoperto che per conciliare il poco tempo che posso dedicare adesso al disegno, un’ottima cosa è partecipare ai piccoli concorsi delle riviste autoprodotte, inglesi o americane, che hanno una diffusione molto ampia. Sono sicuramente una modalità efficacie per guadagnare in visibilità.

Gabriele Artusio, quaderno d'artista
quaderno d’artista

Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città?

Milano è una città che offre una visibilità che difficilmente si potrebbe trovare da altre parti. Milano è per me anche un’importante fonte di stimoli artistici per la sua apertura e proiezione verso l’esterno. I miei contatti e le mie relazioni poi con i miei ex compagni, professori o con altri artisti rappresentano un modello, ognuno per le sue caratteristiche specifiche. Tra questi Alfredo Romios, di cui ammiro la componente del sacro calata in un contesto moderno e reinterpretato, Rossella Barbante, per la sua capacità di lavorare con l’astrazione, Marco Cingolani, mio ex professore, Domenico Ruccia, Rachele Frison, capace di offrire una narrazione delicata, con una componente onirica, che le ammiro molto.

Come gestisci e valuti i social?

Li trovo interessanti, sono praticamente una galleria virtuale gratuita. È molto più visitata la mia pagina instagram del mio sito web.

Ines (Cartografa)
Ines (Cartografa)

Intenti futuri e progetti prossimi?

Da un punto di vista espositivo, come dicevo, vorrei tornare ad esporre negli Stati Uniti.
Mi piacerebbe poi cercare di riprendere la dimensione fumettistica originaria, magari con storie senza testi ma solo per immagini. Vorrei esplorare narrazioni surreali.
Penso da un po’ che potrei sperimentarmi nell’animazione provando a dare vita al personaggio di Ines. Fin ora ho fatto delle animazioni minime, poco più che delle GIF.
Da un punto di vista lavorativo mi piacerebbe tornare a fare i disegni per tessuti o anche per le carte da parati, questo tipo di disegno mi piace molto.

Cosa significa per te essere un’artista oggi?

Significa fare quello che faccio cioè disegnare, anche perché lo faccio prima di tutto per me stesso. Essere artisti significa però anche uscire e relazionarsi con il mondo mostrando il proprio lavoro.

Gabriele Artusio, quaderno d'artista
quaderno d’artista

Ringraziamo Gabriele Artusio per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirlo sul suo profilo instagram. Scopri altri artisti emergenti sulla nostra rivista Venticento Art Magazine.