Gesto pittorico e ricerca verso il concetto di ripetizione
Alla base delle opere dell’artista Nicole Isabelle Zatti Sanson Perez c’è l’interesse verso il gesto pittorico e la ricerca verso il concetto di “ripetizione” di una stessa immagine.
PRESENTAZIONE
-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
-Ciao mi chiamo Nicole Isabelle Zatti Sanson Perez e attualmente ho 21 anni. Sono nata a Panama e a cinque anni mi sono trasferita in Italia, a Brescia. Nel 2016 ho frequentato il liceo artistico Olivieri di Brescia e dopo il diploma ho continuato il mio percorso artistico iscrivendomi all’Accademia di Belle Arti di Brera, al momento sono al III anno di Pittura.
-Di cosa ti occupi?
-Mi occupo di pittura concentrandomi sul gesto pittorico e lavorando anche sul concetto di “ripetizione” di una immagine.
Da un po’ di tempo mi sono interessata alla raffigurazione di paesaggi, per mettermi soprattutto in gioco dato che non mi ero mai concentrata nel pitturarli, in particolare modo delle montagne.
Spesso sono una mera rappresentazione di esse, altre volte sono monti che ho visto e che mi riportano a dei ricordi. Lavoro principalmente con il mordente, l’acquerello e i colori a olio. Per la realizzazione dei miei lavori mi sono sempre lasciata ispirare da situazioni ed eventi che sento personali.
INTERESSI
-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
-Sì, mi piace molto la musica, come genere ascolto principalmente canzoni latine come: reggaeton, dembow, salsa, bachata, merengue, funk brasiliano, etc. Va molto dalla giornata e dal mio stato d’animo, a volte mi va di ascoltare pop o R&B.
-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
-Un film che in questo periodo non mi tolgo dalla testa è La Società della Neve, un film tratto da un evento tragico realmente accaduto.
Ero a conoscenza di questa storia sin dalle medie e aveva attirato subito il mio interesse. Ciò che mi ha stupito di questa storia è la resistenza del corpo umano e la voglia di vivere delle persone interessate. Penso sia un grande film perché riesce a cogliere l’essenza della storia, cioè la parte umana e sentimentale di coloro che hanno vissuto tale disgrazia.
-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
-Solitamente quando vado in un museo sono aperta nel vedere qualsiasi espressione artistica come: sculture, video arte, performance, fotografia, installazioni ma principalmente mi piace ammirare i quadri.
In questo momento non ho un artista contemporaneo che consideri come modello di spunto ma per i miei lavori ho preso molta ispirazione da Paul Gauguin, dei suoi quadri mi sono sempre piaciuti il suo uso dei colori contrastanti e le sue grandi campiture di colore.
-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?
-Come momento della giornata mi riscaldano le sfumature dei colori del tramonto e trovo rilassante anche il silenzio della notte. Sono le ore del giorno che mi piacciono maggiormente e di solito per pitturare uso quelle.
LAVORO
-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
-Non ricordo di preciso, sin da piccola sono stata un po’ creativa infatti mi divertivo a cantare e ballare.
Penso che il mio interesse verso l’arte sia iniziato alle elementari, poi con le medie studiando storia dell’arte e andando a vedere le mostre mi sono interessata sempre di più a questo mondo.
-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata?
-Credo di non essere ancora arrivata ad un’idea in sé perché ho tanta voglia di sperimentare ancora. Nel mio II anno accademico mi sono concentrata molto sulla rappresentazione della montagna e visto che spesso mi faccio ispirare da cose che sento vicine ultimamente ho deciso di focalizzare il mio lavoro su un evento che è successo direttamente nel mio paese d’origine.
Riguardante una serie di proteste che ci sono state a Panama contro i politici che avevano deciso di rinnovare un contratto con un’agenzia canadese che dava a loro un diritto minerario, potevano quindi non solo usufruire delle miniere di rame per 20 anni ma potevano anche espanderle.
Questo a livello ambientale avrebbe distrutto la biodiversità del paese e avrebbe portato all’inquinamento dei fiumi. Mi sto ancora approcciando alla raffigurazione del paesaggio, che si ricollega sempre al tema delle proteste ambientali e alla miniera di rame, ma sto cercando di introdurre anche la rappresentazione delle persone senza stravolgere il mio segno pittorico.
-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
-Quando sono ancora all’inizio di un lavoro è frustrante fare tante prove e vedere che non mi convince il lavoro che sto facendo.
Poi andando avanti quando trovo una “strada” da seguire diventa appagante e rilassante pitturare e alla fine quando vedo che l’idea che avevo in mente viene fuori bene e risulta accurato a ciò che immaginavo provo soddisfazione.
-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?
-Solitamente ci metto davvero tanto tempo per avere un’idea, molte volte fatico proprio per avere un’ispirazione.
Ma è tutto un processo artistico perché dal momento in cui ho una vaga idea su cosa poter fare comincio a immaginare come potrebbe risultare il mio lavoro e nelle molteplici possibilità di come poter rappresentare ciò che penso.
-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni?
-Di solito i titoli vengono normalmente, non do mai un titolo ai miei lavori perché adesso non ne sento la necessità.
-Quand’è che senti che il lavoro è finito?
-Semplicemente mi rendo conto che aggiungendo altro e facendo di più si andrebbe ad “appesantire il lavoro”, metterei dettagli che non servirebbero e che andrebbero a rovinare l’armonia del tutto.
Si arriva in un momento in cui ci si ferma perché si è soddisfatti e perché l’idea di ciò che si aveva in mente si proietta in quello che si è stato fatto.
-Ti capita di fermarti mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?
-Sì, mi capita di dovermi fermare per fare delle pause dal lavoro in modo da poter liberare la mente e poi chiarirmi sul come proseguire.
Più volte comincio un disegno e successivamente mi rendo conto di non voler più continuare perché non mi piace e non mi soddisfa, quindi fermarmi da ciò che sto facendo è davvero utile per far riposare la mente e ordinare le diverse idee che ho in testa.
-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
-I miei lavori nascono da un bisogno di voler sperimentare con nuovi materiali e tecniche, altre volte nel volermi sfogare attraverso il foglio o la tela e altre volte ancora nel desiderio di far conoscere qualcosa di me agli altri. Perché molte volte per le mie idee prendo spunto da ciò che mi circonda come: notizie, avvenimenti, miei interessi e da sensazioni personali.
-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
-Descriverei questo percorso all’inizio come confusionario. Relazionarmi a una città come Milano al principio è stato un po’ caotico ma era anche questo aspetto che mi ha spronata a iscrivermi all’Accademia di Brera perché volevo affacciarmi e un po’ vivere anche questa realtà della città.
Sono sempre stata una ragazza timida e quindi l’avere così tanti stimoli dati da questa città mi hanno incoraggiata a parlare con turisti ̧ spesso direttamente in accademia, che chiedevano indicazioni.
Durante il mio percorso accademico ho poi potuto conoscere e confrontarmi, oltre che con i professori, anche con altri studenti con cui ho scambiato idee e pensieri.
-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?
-Due lavori che mi sembra siano stati apprezzati sono la realizzazione di due grandi montagne che ho fatto su carta.
Sono due monti uguali sia in dimensioni di fogli che di aspetto, nella prima ho usato colori freddi come il bianco e il blu e rispetto all’altro tecnicamente è più dettagliato mentre nella seconda oltre all’utilizzo del blu ho usato anche il rosso, concentrandomi di più sulle grandi campiture di colore.
Un altro lavoro che è stato apprezzato recentemente è stata una piccola tela che rappresenta una fitta folla di persone che protesta. E questi sono i lavori che anche io stessa ho apprezzato di più.
INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO
-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
-Attualmente vivo il mio profilo social con tranquillità, quando ne ho l’occasione condivido i miei lavori senza alcuna pressione. Onestamente ora è molto più difficile farsi notare sui social ma penso sia comunque positivo pubblicare e far conoscere la propria arte.
-Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci? Città che porta molti stimoli
– Essendo una studentessa pendolare non mi vivo l’essenza caotica di Milano, ma è comunque una città che porta a molti stimoli, c’è sempre qualcosa da fare, da vedere e musei da visitare. Infatti quando ho deciso di fare L’Accademia di Brera è stata una scelta non solo basata sull’università in sé ma anche sulla città. Sentivo il bisogno di interfacciarmi con un luogo più grande e caotico.
-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
-Il mio prossimo obiettivo è quello di continuare il percorso artistico che sto intraprendendo cioè quello riguardante le proteste che ci sono state a Panama. Il prossimo passo è lavorare su grandi superfici di tela.
Ringraziamo Nicole per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirla sul suo profilo Instagram!
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